“Allora è tutto chiaro?” il sindaco sigillò questa frase fissando uno alla volta gli assessori. “Non ammetto ritardi. Parlerete prima voi e ricordatevi di attaccare il foglio del vostro discorso su di una tavoletta da usare come scudo. Io parlerò per ultimo, sperando che i bifolchi abbiano finito le munizioni...”.
L'organizzazione del discorso di fine anno era uno degli eventi più importanti per l'Amministrazione. Normalmente il pubblico non prestava molta attenzione al contenuto del discorso, concentrato com'era a lanciare sul palco, posto proprio al centro della piazza, fragorosi botti natalizi e vegetali vari. Ma ciò nonostante era importante resistere e portare a termine il comizio per mantenere l'ampio consenso elettorale nell'anno a venire.
Il più preoccupato era l'assessore al traffico. Era un tipo di mezza età, bassa statura, calvizie incipiente e decisamente sovrappeso. Era molto povero e per questo oltre ad essere assessore era costretto a fare un paio di altri lavori. Data la piccola statura era costretto a muoversi su un piccolo triciclo e questo era motivo di enorme sofferenza. Le piccole ruote del mezzo, infatti, erano sensibili ad ogni lieve irregolarità del fondo stradale. Quelle che per la ruota di una normale bici erano delle piccole buche divenivano per le rotelle del triciclo delle immense voragini da cui era quasi impossibile sfuggire. Per non parlare delle griglie dei tombini, vere e proprie trappole mortali che spesso provocavano paurose cadute del piccolo ciclista.
Inutile dire che a causa della bassa velocità del mezzo, del manto stradale diffusamente dissestato, della presenza di cunette e tombini vari, il nostro Assessore era sempre e perennemente in ritardo. Noi ragazzi lo vedevamo spesso procedere faticosamente sul suo piccolo velocipede tra mille sobbalzi e ci divertivamo un sacco a tirargli delle palline di carta con le cannucce delle nostre penne. Ogni tanto incappava in una buca e stramazzava per terra tra le nostre risate di scherno.
Per questo era preoccupato. La puntualità strategica richiesta dal Sindaco era fuori dalla sua portata e di quella del suo mezzo di locomozione. Decise allora di partire da casa con ampio anticipo, portando con sé uno zainetto con dentro una grande tavoletta di legno, ricavata dalla seduta di una vecchia sedia abbandonata nella Sala Consiliare. Sulla tavoletta aveva appiccicato con la colla un breve discorso scritto a grandi lettere. Sicuramente un ottimo strumento di difesa.
Le rotelline del triciclo si avviarono cigolando verso la piazza appena il sole si mosse oltre l'orizzonte per lasciare posto alla lunga notte di San Silvestro. L'assessore aveva indossato il vestito dei giorni migliori, lo zainetto sulle spalle e mentre pedalava ripeteva a mente il breve discorso che avrebbe dovuto pronunciare sul palco poco prima di mezzanotte, allo scopo di far sfogare i cittadini prima del lungo e articolato comizio del sindaco.
Era poco oltre la metà del suo percorso. Appena imboccato il lungo viale che lo avrebbe portato in piazza sentì un ringhio rabbioso provenire dal buio davanti a sé. Orientò il fanale a led, legato con del nastro adesivo al manubrio del triciclo, verso il centro della strada. La fredda luce illuminò un piccolo ma ferocissimo volpino, in posa come un'artista del circo in mezzo alla pista. Ad una persona di statura e coraggio normale l'apparizione non avrebbe stimolato alcun effetto sensibile, ma al piccolo e pavido Assessore quell'animale faceva l'effetto di un enorme drago. Dapprima restò immobile sperando che la piccola creatura perdesse rapidamente interesse, poi tentò uno scatto ma l'animale sottolineò con un ringhio la sua feroce disapprovazione.
Il nostro uomo a questo punto decise di rimanere immobile, almeno finchè non fosse passato qualcuno a dargli una mano. Sulla fronte insieme a minuscole gocce fredde di sudore scorreva il ricordo di Fuffy, il cagnolino della vicina di casa, che ogni mattina lo accompagnava a scuola cercando costantemente di azzannargli i teneri polpacci. E in cinque anni c'era riuscito più di una volta.
Passarono due ore senza che per la strada fosse passata anima viva. Poi, all'improvviso, il miracolo: la piccola creatura con uno starnuto plateale abbandonava trotterellando la difesa del suo territorio.
L'assessore ebbe un sussulto. Riprese prontamente a pedalare, spingendo il triciclo con tutte le sue forze ma i botti che si iniziavano a sentire in lontananza e l'inesorabile lentezza con cui procedeva gli fecero presto capire che era ormai troppo tardi. Si fermò e si sedette stancamente sul ciglio del vecchio marciapiede, la testa tra le mani, le cartacce sospinte dal vento che gli si attaccavano addosso. In lontananza si sentiva la voce del Sindaco, rotta dal fragore dei botti, che dava inizio al suo discorso: “I have a dream that one day.....”.
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