domenica 15 aprile 2012

Il cavallo di San Francesco




Centinaia di migliaia di anni di evoluzione hanno plasmato il nostro corpo per vincere la lotta per la sopravvivenza. Noi siamo diventati bipedi, primati camminatori, sfruttatori delle risorse del territorio. Le lunghe gambe ci hanno condotti per un tempo lunghissimo alle sorgenti migliori, ad individuare gli alberi dai frutti più succosi, a tenerci alla larga dai grandi predatori.
Ora non più. Questo formidabile strumento di locomozione non serve più. Non abbiamo più bisogno di camminare per trovare del cibo, per bere, per vivere. Polmoni, cuore, muscoli pronti ad erogare con potenza l'energia metabolica che alimentava questo semplice gesto hanno perso rapidamente la loro funzione primaria. La macchina perfetta forgiata dall'evoluzione si inceppa, ingrassa, si deforma, si ammala.
Ed ecco allora i nuovi camminatori, divisi per sesso. Gli uomini normalmente compaiono nelle ore serali trascinati da un cane al guinzaglio. Le donne le trovate in piccoli gruppi la mattina presto o il pomeriggio lungo le stradine di campagna, in tuta, qualche fiorellino nella mano.
Camminano per fare dell'esercizio fisico, non per necessità. Il cane al guinzaglio per le strade cittadine, le tute sportive in aperta campagna dicono esattamente questo: camminiamo per scelta, camminiamo per il nostro benessere fisico.


Vengono così ricacciati nel passato i fantasmi terribili di una recente umanità povera, che a piedi si muoveva sulla faccia del mondo per giungere al pozzo più vicino, per andare a coltivare i campi, per procurarsi quel poco necessario per vivere..... I camminatori per necessità.
Cani e tute risultano fondamentali per distinguersi dai camminatori per necessità che nelle nostre città rappresentano gli ultimi: extracomunitari senza permesso di soggiorno, persone a cui è stata tolta la patente per chissà quali delitti, uomini e donne per i quali i costi per l'acquisto di un'auto usata e il suo mantenimento risultano proibitivi. I camminatori per necessità come immagine della povertà.
Mi succede spesso mentro cammino per le strade del mio paese. Se qualche conoscente in auto mi incrocia, si ferma. Colpo di clacson, si abbassa il finestrino: “A piedi? Cosa è successo? Vuoi un passaggio?”. Un gesto gentile per esorcizzare il timore che io sia sprofondato nella primordiale povertà o sul più basso dei gradini della scala sociale.
Eppure oggi come mai dovremo ritornare ad essere camminatori per necessità. La necessità di restituire un'aria respirabile alle nostre città, di far tornare strade e piazze luoghi di socialità e non canali di scolo del traffico quotidiano, di restituire l'ambiente urbano all'uomo.

Affiliamo le nostre ruote, lasciamo il solco...

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